Vai ai contenuti

Cinghiale, parassita nelle carni trovato a San Pio delle Camere (AQ)

Il campione infestato dalla trichinella scoperto attraverso gli esami eseguiti dal Servizio veterinario De Paulis (Asl): «Il rischio di contagio per l’uomo sussiste solo se si mangia carne cruda o poco cotta».

CinghialiL’AQUILA. Le fitte maglie dei controlli Asl individuano carne di cinghiale infetta, dovuta alla trichinella, parassita nocivo, se ingerito, per la salute dell’uomo. Nei giorni scorsi, infatti, la «rete di protezione» del Servizio veterinario di igiene degli alimenti di origine animale della Asl, diretto dalla dottoressa Francesca De Paulis, ha imposto lo stop al divieto di consumo su un campione di carne di cinghiale, abbattuto nel territorio del comune di San Pio delle Camere. La conferma della presenza del parassita è arrivata ieri, sulla scorta di uno dei controlli che il servizio veterinario effettua – ogni anno – a cavallo tra dicembre e gennaio. Oltre 600 le verifiche sulle carni compiute dal servizio della Asl su tutti i cinghiali abbattuti, sia su quelli destinati ai laboratori di lavorazione sia su quelli riservati ai consumi privati. Il campione infestato dalla trichinella – parassita che può trasmettersi all’uomo tramite il consumo di questo tipo di carne, cruda o poco cotta – verrà ora distrutto con le modalità di legge. Grazie alla sensibilizzazione promossa dal Servizio di igiene degli alimenti di origine animale è stata avviata una proficua collaborazione con i cacciatori. Un’intesa sviluppata anche con corsi di formazione-informazione, svolti dallo specifico servizio dell’azienda sanitaria a beneficio degli stessi cacciatori, in collaborazione con le associazioni di categoria e gli enti preposti. «Va evidenziata», dichiara De Paulis, «l’importanza dei controlli preventivi. La Regione impone il controllo obbligatorio nei confronti della trichinellosi su tutti i cinghiali abbattuti, sia su quelli destinati ai laboratori di lavorazione sia su quelli destinati al consumo privato. Quest’anno abbiamo superato i 600 esami di carne in tutta provincia dell’Aquila. Tramite esami specifici sui capi possiamo intervenire ed evitare il manifestarsi della malattia che, seppur rara, può avere conseguenze gravi per la salute».

Leggi tutto l'articolo su ilcentro.it