Vai ai contenuti

ENPA - CONDANNATO IL PADRONE DI LELA, CANE MALTRATTATO

RISARCIMENTO ALL’ENPA, MA PER L’INDULTO NIENTE CARCERE

27/11/2006

Due mesi di reclusione e 2.000 euro di risarcimento: questa la condanna per il cacciatore di Usmate Velate (Milano) proprietario di Lela, pointer di sette anni. Oltre al risarcimento e alla pena detentiva – condonata perché applicato l’indulto – l’imputato è stato condannato a pagare tutte le spese. Il caso risale a marzo del 2005, quando alcuni cittadini segnalarono all’Enpa di Monza e Brianza la presenza di un cane tenuto in aperta campagna nel comune di Arcore (MI) all’interno di un fatiscente recinto, in condizioni di assoluto degrado. I volontari Christian e Roberta del Gruppo Maltrattamenti avviarono le indagini e appurarono infatti le pessime condizioni igieniche e sanitarie in cui era costretta a vivere il cane. Come unico riparo aveva una cassa rivoltata, sollevata da terra e completamente aperta da un lato, senza coperta o altro modo di difendersi dal freddo, anche a temperature sotto zero. Il pavimento in terra fangosa era impregnata da urina con presenza di numerose feci non asportate da molto tempo. E come alimentazione, i volontari trovarono solo alcuni pezzi di pane, parzialmente ammuffiti, e acqua putrida. Lo stato fisico dell’animale era particolarmente allarmante: il cane era magro oltre ogni dire, tremante per il freddo, e presentava ampie zone prive di pelo e piagate.
I volontari ottennero dall’Asl il sequestro amministrativo dell’animale che fu ricoverato e curato presso il canile di Monza, gestito dall’Enpa. Vennero riscontrate differenti patologie, tutte riconducibili ad un lungo e grave stato di incuria. Subì un intervento chirurgico reso necessario dalle complicazioni causate da un recentissimo parto avvenuto senza cure veterinarie. I cuccioli non furono mai ritrovati: probabilmente morirono per il freddo e per le incurie.
L’Enpa monzese presentò una denuncia per maltrattamento alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Monza tramite l’avvocato Evelina Renesto e la dottoressa Laura Tieghi del nostro ufficio legale, costituendosi parte civile. La prima udienza del processo si tenne a maggio 2006; la seconda ed ultima giovedì 23 novembre.
Il giudice Patrizia Gallucci, dopo aver esaminato l’ampia documentazione, anche fotografica, e sentito tutti i testimoni, ha dichiarato colpevole l’imputato ai sensi dell’art. 544 ter (maltrattamento di animali) del Codice Penale, condannandolo a due mesi di reclusione, condonati per l’indulto; al pagamento di 2.000 euro alla parte civile - l’Enpa - per danni morali in quanto associazione che tutela l’interesse e il benessere degli animali; di altri 2.000 euro più accessori per le spese legali della costituzione di parte civile; di 245 euro per le cure veterinarie prestate durante il ricovero in canile; di 27 euro per le spese del mantenimento in canile; e infine tutte le spese processuali. Tra novanta giorni, quando il giudice comunicherà le motivazioni della sentenza, sarà reso noto se la condanna verrà menzionata nel certificato del casellario giudiziario del condannato, ossia se la fedina penale dello stesso verrà “sporcata”.
Il risarcimento sarà ben poca cosa per il proprietario dato che aveva acquistata la pointer per 20.000 euro (avete letto bene: ventimila). E grazie all’indulto non passerà un solo giorno dietro le sbarre. Forse nemmeno la sua coscienza sarà turbata, dal momento che si dichiara innocente. Il danno più grave invece sarà subito dalla sua reputazione, con la perdita del prestigio e della credibilità di cui il condannato, giudice cinofilo, andava molto fiero, già fortemente compromessa dopo l’udienza di sei mesi fa.
Come alcuni ricorderanno, il caso ebbe un singolare epilogo, mai risolto: prima che potesse essere restituita al proprietario (il quale precedentemente si era rifiutato di pagare la fattura per le cure veterinarie prestate, e che non risultava essere l’intestatario del tatuaggio del cane), Lela sparì, “rapita” durante la notte da ignoti che fecero irruzione in canile, tranciando il lucchetto della porta d’ingresso. Da quella notte, di Lela si sono perse le tracce.
A tre settimane dalla condanna a 2.000 euro per i proprietari di Tappo/Micky, il pinscher tenuto sul balcone di un condominio a Muggiò (Milano), Enpa esprime compiacimento per questa nuova esemplare sentenza. Giorgio Riva, presidente della sezione monzese, ha espresso piena soddisfazione nel vedere - dopo 30 anni di impegno nell’Enpa - le persone finalmente condannate per maltrattamento: segno di una nuova sensibilità anche da parte della magistratura, di leggi finalmente adeguate, di cittadini che hanno il coraggio di segnalare i maltrattamenti di cui sono stati testimoni, e di un’associazione come la nostra che lavora a favore degli animali con un gruppo addetto ai controlli e un team di legali, tutti volontari dedicati a garantire il benessere degli animali ed il rispetto delle leggi che li tutelano.

www.enpa.it