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ENPA - ISLANDA DI NUOVO A CACCIA DI CETACEI

Adesione alla protesta internazionale

23/10/2006

Invitando ad aderire alla protesta attraverso il sito internet della Protezione Animali, l’Enpa contesta la riapertura della caccia ai cetacei da parte dell’Islanda, che ha concretizzato con una prima vittima la minaccia già insita nella decisione presa quattro mesi fa dalla Commissione Baleniera Internazionale, che ha definito “non più necessaria” la moratoria contro la caccia alle balene: di fatto, la CBI ha così autorizzato la riapertura della caccia commerciale, mentre in questi ultimi quindi anni anche i Paesi più disinteressati al benessere animale non hanno potuto abbattere esemplari se non nascondendosi dietro l’alibi di prelievi “scientifici”, quindi numericamente più limitati.
L’Islanda – che con Giappone e Norvegia rappresenta la linea più dura tra i Paesi che mirano ai guadagni derivati dal commercio di prodotti derivati da cetacei – ha manifestato l’intenzione di limitare per questa stagione i “prelievi” a trenta esemplari di balenotteri, di cui il primo, una Minke, è stato ucciso ieri. La giustificazione addotta per questo scempio è che questi splendidi mammiferi non sarebbero sotto minaccia di estinzione. Peccato che i dati sul numero di esemplari siano in calo praticamente ovunque. L’Enpa si chiede dunque come la Commissione Baleniera intenda garantire i cetacei che popolano il mare del Nord, la cui sopravvivenza non è certa finché questo genere di caccia non sia messo definitivamente al bando.
Come segnalato da Whalewatch, coalizione internazionale di protezione dei grandi mammiferi del mare di cui l’Enpa fa parte, l’Islanda è rientrata a far parte della Commissione Baleniera Internazionale dal 2002 - dopo esserne uscita nel 1992 – ponendo una riserva alla moratoria contro la caccia ai cetacei; ogni anno, da allora, ben trenta esemplari di balenotteri minke sono caduti da allora vittime di quella che viene definita ipocritamente “ricerca scientifica”. Per la caccia viene usato un arpione esplosivo, che non solo uccide la vittima prescelta, ma può spesso limitarsi a ferirla in modo grave, senza consentire la cattura, ma causando all’animale una morte lenta e prolungate sofferenze.
La Protezione Animali, in collaborazione con le principali associazioni animaliste a livello internazionale, invita ad aderire con la propria firma alla campagna “Take action!”, cliccando semplicemente sul link presente sul sito internet nazionale: è una forma di protesta contro i Paesi che saccheggiano il mare dei suoi beni più preziosi, i grandi mammiferi. Intanto l’Enpa ha formalmente protestato con l’ambasciata Islandese in Italia, chiedendo l’immediata cessazione di questo massacro.

www.empa.it 

Whalewatch Coalition

Si tratta di un gruppo di 140 organizzazioni - 55 Paesi - impegnato nel fermare la pesca ai grandi cetacei attraverso una campagna globale.

La coalizione è guidata dalla Wspa (World Society for the Protection of Animals). La Coalizione organizza incontri informativi sulla condizione delle balene e manifestazioni di protesta, continuando a monitorare i lavori della Commissione baleniera internazionale.

Più di duemila balene sono uccise ogni anno con pretesti “scientifici” da Norvegia, Giappone e Islanda.

Per dare la propria adesione, il modulo è online all’indirizzo: www.whalewatch.org/en/takeaction.asp