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Greenpeace - In Libano la peggiore catastrofe del Mediterraneo

Greenpeace presenta un rapporto sugli impatti ambientali della guerra in Libano

01/11/2006

Roma, Italia — Missione compiuta. Greenpeace rende noto oggi "Testimoni di guerra", il rapporto della missione effettuata dalla nave ammiraglia "Rainbow Warrior", sotto la direzione scientifica di esperti del Ministero dell'Ambiente (ICRAM e APAT), per mitigare gli effetti della marea nera in Libano, causata dai bombardamenti sui depositi di carburante della centrale di Jiyeh, a sud di Beirut.

Secondo il rapporto si tratta di una delle maggiori catastrofi ambientali del Mediterraneo. Nel corso delle ricerche, i cui risultati sono stati comunicati all'organismo di coordinamento, si è visto che il catrame si è depositato in gran parte nelle aree immediatamente adiacenti al luogo del disastro e in maniera più sporadica ma talvolta con cospicui quantitativi, a distanza maggiore lungo la costa.
Sono state versate in mare tra le 10 mila e le 15 mila tonnellate di greggio che, spinto dal vento e dalle correnti, si è disperso parzialmente verso il mare aperto o lungo la costa. La marea nera ha colpito circa 150 chilometri di costa rocciosa e sabbiosa, fino alla costa della Siria.

I subacquei di Greenpeace hanno monitorato la presenza di residui catramosi nei fondali marini nelle aree di Jiyeh (appena a nord dell'impianto colpito), a Byblos (circa 20 chilometri a nord di Beirut) e presso l'arcipelago delle Palm Islands (Jazirad an Nakl, Jazirad Sanani e Jazirad Ramkin e altri isolotti), un'area protetta circa 70 chilometri a nord di Beirut, presso Tripoli, non lontana dal confine con la Siria.

"Tra gli edifici colpiti ci sono nove impianti industriali: a parte il sito di Jiyeh, sono state colpite altre cinque cisterne di idrocarburi ubicate in vari punti della costa" racconta Alessandro Giannì, biologo marino e sub, responsabile della campagna mare di Greenpeace, di ritorno dal Libano. "Come il petrolio in mare, anche altre sostanze chimiche rilasciate da industrie colpite dai bombardamenti hanno contaminato pesantemente l'aria, i fiumi, il terreno e il mare con effetti che potrebbero potenzialmente colpire due milioni di persone, quasi la metà della popolazione libanese". 

www.greenpeace.org