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Lanciano (CH), condannato per 100mila pulcini morti

FOSSACESIA (Chieti). Per il giudice onorario Vincenzo ChielliA.L., gestore di un’azienda avicola a Fossacesia ha causato la morte di 101.700 pulcini. L'ha quindi condannato per maltrattamenti di animali a due mesi di reclusione, al pagamento delle spese processuali e al risarcimento danni alla Lav, parte civile nel procedimento, da definirsi però in separata sede.

PulciniLa sentenza emessa nei giorni scorsi ha chiuso una vicenda nata nel settembre 2010 , dalla denuncia della Lav contro l'imprenditore perché, nonostante lo sciopero dei dipendenti dell'azienda avicola che avrebbero dovuto eseguire le operazioni necessarie per una corretta nascita dei pulcini, aveva lasciato in funzione gli impianti di incubazione, causando la schiusa di migliaia di uova con fuoriuscita dei pulcini che, caduti sul pavimento e ammassati l'uno sopra l'altro, morivano per soffocamento. Fu il servizio d’igiene degli allevamenti e produzioni zootecniche della Asl Lanciano-Vasto-Chieti, a certificare il numero di pulcini morti, perché inizialmente si pensava al decesso di 40/50.000 pennuti.

Invece, al termine dei controlli, la Asl certificò la morte di ben 101.700 pulcini: una vera e propria ecatombe. A.L. è finito a processo per maltrattamento di animali. Per l'accusa, sostenuta in aula dal pubblico ministero Gina Petaccia, nonostante lo stato di agitazione dei dipendenti proclamato già diversi giorni prima della prevista nascita dei pulcini, non è intervenuto per evitare la strage di pennuti. La schiusa delle uova avvenne in condizioni non ottimali. I pulcini, infatti, devono nascere dentro le camere di schiusa, all'interno delle quali le uova vengono trasferite tre giorni prima dell'evento.

Ma questo passaggio non ci fu proprio perché i lavoratori erano in sciopero per il mancato pagamento degli stipendi. La schiusa quindi avvenne e i pulcini morirono. A.L., come evidenziato dall'avvocato della Lav , Melania Melizzi, del foro di Lanciano, non prese le precauzioni necessarie per evitare l'ecatombe, cioè non si adoperò per salvare i pulcini.

Il giudice ha riconosciuto questo comportamento omissivo che portò alla morte degli animali e l'ha condannato a due mesi di reclusione e al risarcimento alla Lav di una cifra simbolica di 10mila euro da stabilirsi però in sede civile. Le motivazioni si conosceranno solo a fine aprile.

«Quella del tribunale di Lanciano è una sentenza molto importante perché conferma che il maltrattamento può essere identificato anche in una condotta omissiva, come non curare i propri animali», afferma comunque la Lav in una nota, «e

sancisce, ancora una volta, che anche le attività di settore con uso di animali, come in questo caso di allevamento di animali 'da reddito', ricadono pienamente nella disciplina penale a tutela degli animali, ogni qual volta se ne oltrepassino i limiti di ciò che è espressamente consentito».

Fonte ilcentro.it