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LAV - Napoli: cani addestrati a combattere

Denuncia di Ciro Troiano

19/12/2006

La LAV, nella persona del responsabile dell’Osservatorio Nazionale Zoomafia della LAV, Ciro Troiano, ha presentato un esposto alla Procura della Repubblica di Napoli a carico di persone da identificare per l’ipotesi di reato di associazione per delinquere finalizzata all’addestramento di animali ai combattimenti e all’organizzazione di combattimenti clandestini tra animali, al maltrattamento e uccisione di animali, nonché alla detenzione abusiva di arma da fuoco.Il fatto risale al 10 dicembre 2006, quando il quotidiano di Napoli “Corriere del Mezzogiorno” ha pubblicato un articolo a firma di Piero Sorrentino, intitolato “Viaggio nel garage dove i cani si allenano a diventare Killer”, reportage sulle “gare clandestine”.La LAV chiede di fare piena luce sui fatti descritti nell’articolo e la rigorosa applicazione delle nuove norme contro il maltrattamento e i combattimenti previste dalla legge 189/04.Di seguito il testo dell'articolo: “Prima della vista, è l’olfatto che registra l’aggressione più violenta. Il garage puzza. Oltre a tenere i cani, Massimo – la mia «guida» nel mondo dei combattimenti clandestini dei cani in Campania –mia ha detto che qui dentro ci dormono e ci cucinano pure. Su due materassi lerci e ammassati contro la lunga parete di sinistra indovino i volumi di due corpi. «Questo è Diara, fa le prove, e ogni tanto gli allenamenti. L’altro è Malik. Noi lo chiamiamo Sergio». Le prove sono il battesimo del fuoco per i cani. C’è una sovrapposizione rituale, oltre che lessicale, che accomuna le prove dei cani coi provini degli attori. Come questi sfilano davanti al casting esibendosi in piccole parti improvvisate, così quelli vengono sottoposti a vessazioni immotivate, improvvise, per testare di volta in volta, a seconda dell’ispirazione momentanea dell’addetto alle prove, la resistenza, la velocità, l’aggressività, le risposte reattive, la soglia di sopportazione del dolore. Diara viene dal Senegal, ha 27 anni. Da due mesi ha preso il posto di Akil (che per evidente assonanza onomastica qui tutti avevano ribattezzato Achille). Achille ha perso una mano. La destra. Sezionata di netto, all’altezza del polso. Mentre trasferiva un cane da una gabbia all’altra, la bestia ha voltato di scatto la testa e gliel’ha staccata. «Un solo morso», spiega Massimo. «In ospedale ha spiegato ai medici che l’aveva persa lavorando sotto un flex. Gli hanno creduto». (…) A sinistra, una tenda pesante color ruggine copre quattro gabbie addossate alla parete. A un cenno di Massimo, Sergio afferra un lembo e la strattona via. Riconosco due Pit bull e un dogo argentino. (…) Malik lo porta fino a un tapis roulant all’angolo opposto. Lega la catena a un paletto di ferro che spunta da terra e batte col palmo sul nastro che nel frattempo ha provveduto a azionare a velocità minima. (…) Malik e Diara vivono qui dentro. Da sei mesi. Escono un po’ la sera tardi, quando i cani dormono e non c’è pericolo di controlli. Sono gli addestratori dei cani, vivono con loro tutto il giorno. Prendono una mesata da fame, ma più alta di quella che incasserebbero stirandosi le ernie al disco con le cassette dei pomodori. I padroni dei cani li lasciano dormire qui. Ovviamente non gli fanno pagare vitto e alloggio. Funzionano quindi anche da guardiani, vigilano sull’incolumità degli animali, stanno attenti che nessuno entri nottetempo per avvelenarli o sparargli. Ognuna di queste bestie costa da 20mila fino a 50-60 mila euro, sarebbe imperdonabile farsele scannare dal primo che passa (e che si intasca i soldi della giocata qualora l’avversario non dovesse presentarsi sul terreno per l’incontro). (…) Se la bestia torna viva e vittoriosa la lasciano alle cure del veterinario. Se invece escono dal Fiorino più morte che vive, mettono mano alla pistola o alla siringa”. 

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