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LIPU - Finanziaria: decolla Rete Natura 2000

Previsto anche il passaggio dell’INFS (Istituto Nazionale Fauna Selvatica) sotto il controllo del Ministero dell’Ambiente e del Territorio e una serie di norme anti-sanzioni comunitarie

22/12/2006

 Le Regioni italiane dovranno prevedere la tutela dei siti di Rete Natura 2000 entro tre mesi, sulla base di criteri minimi uniformi stabiliti dal Ministero dell’Ambiente. Ad annunciare con soddisfazione l’importante risultato, contenuto nel testo finale della Finanziaria, è la LIPU-BirdLife Italia, che annuncia altre novità di rilievo relative all’Istituto Nazionale Fauna Selvatica (INFS) e alle sanzioni comunitarie. La nuova norma su Rete Natura 2000, contenuta nel comma 1226 del maxiemendamento della Finanziaria e finalizzata anche a prevenire ulteriori sanzioni comunitarie che potrebbero scattare a carico del nostro Paese, troppo a lungo inadempiente sul tema, prevede che lo Stato torni ad assumere la regia sul processo di conservazione della Rete Natura 2000 (la rete ecologica europea composta da Zone di Protezione Speciale e Siti di Importanza Comunitaria), prevedendo una serie di misure uniformi di tutela dei siti e delle specie che li popolano. A partire da queste misure, definite con un decreto del Ministro dell’Ambiente, le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano dovranno, entro il mese di marzo, adeguare la propria normativa e prevedere dunque un’adeguata conservazione per i siti della Rete.

“Si tratta di un passo storico e potenzialmente fondamentale per la natura italiana – dichiara Giuliano Tallone, Presidente LIPU-BirdLife Italia - non solo perché lo Stato riconquista sul tema della tutela degli ecosistemi e della biodiversità la potestà assegnatagli dalla Costituzione, ma anche perché il percorso di Rete Natura 2000 era da troppo tempo incagliato. La definizione di criteri uniformi validi per l’intero territorio nazionale – prosegue Tallone - garantirà l’indispensabile coerenza ecologica della rete e rappresenterà un più efficace strumento di conservazione delle specie e degli habitat presenti nel nostro Paese. A questo punto bisogna attendere il decreto ministeriale, certi che sarà serio ed efficace, e il successivo adeguamento da parte delle Regioni. Ma intanto – precisa Tallone - possiamo dire che ora, dopo quasi 15 anni, Rete Natura 2000 può finalmente decollare, facendo in modo che, attraverso la tutela di ZPS e SIC, l’Italia fornisca il proprio contributo al fondamentale impegno del Countdown, ovvero arrestare il declino della biodiversità dentro il 2010”.

Ma la Finanziaria prevede, in tema di tutela della natura, altre due novità di rilievo, che riguardano il rafforzamento dell’Istituto Nazionale Fauna Selvatica grazie al passaggio sotto la vigilanza del Ministero dell’Ambiente, che con propri fondi provvederà a risanarne il bilancio, e una serie di norme per far fronte al gravoso problema delle sanzioni comunitarie, molte delle quali relative proprio al mancato rispetto delle direttive Habitat e Uccelli. Ma la Finanziaria prevede, in tema di tutela della natura, altre due novità di rilievo, che riguardano il rafforzamento dell’Istituto Nazionale Fauna Selvatica grazie al passaggio sotto la vigilanza del Ministero dell’Ambiente, che con propri fondi provvederà a risanarne il bilancio, e una serie di norme per far fronte al gravoso problema delle sanzioni comunitarie, molte delle quali relative proprio al mancato rispetto delle direttive Habitat e Uccelli. “Le novità naturalistiche contenute in Finanziaria sono dunque di grande importanza – conclude Tallone – Per questo vogliamo in special modo ringraziare il Ministro dell'Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio e il gruppo dei Verdi, in particolare Loredana De Petris e Angelo Bonelli, ma anche tutti quei parlamentari che hanno sostenuto la battaglia su Rete Natura 2000. Un obiettivo, quello ottenuto, al quale la LIPU ha contribuito in modo determinante con l’intenso lavoro svolto in questi anni”. 

 SCHEDA SU RETE NATURA 2000
(a cura area Conservazione Natura LIPU)

Rete Natura 2000 è una rete di aree istituita ai sensi dell’articolo 3 della Direttiva Habitat per la conservazione della biodiversità a livello europeo. Rete Natura 2000 è costituita dalle ZSC (Zone Speciali di Conservazione) e dalle ZPS (Zone di Protezione Speciale).

Le ZPS sono siti designati ai sensi della Direttiva “Uccelli” (79/409/CEE), specificatamente per la tutela dell’avifauna. La designazione delle ZPS sono designate direttamente dagli Stati Membri e, più in particolare, per l’Italia tale designazione sono competenti le Regioni e le Province autonome. La Direttiva “Uccelli” impone la designazione delle ZPS, ma non contiene una descrizione di criteri omogenei per la loro individuazione e designazione. Per colmare questa lacuna, nel 1981 il Consiglio d’Europa incaricò l’ICBP (International Council for Bird Preservation, oggi BirdLife International) di effettuare un’analisi della distribuzione dei siti importanti per la tutela degli uccelli (Important Bird Areas, IBA) in tutti gli stati dell’Unione. In seguito, la Corte di Giustizia Europea ha stabilito con esplicite sentenze (sentenza del 11 luglio 1996 contro il Regno Unito e sentenza del 19 maggio 1998 contro il Regno dei Paesi Bassi) che le IBA, in assenza di valide alternative, rappresentano il riferimento per la designazione delle Zone di Protezione Speciale e costituiscono il sistema di riferimento per valutare il grado di adempimento di ciascuno Stato membro in materia di designazione delle ZPS. Ciò è stato possibile grazie a una lunga opera di collaborazione tra BirdLife International e la Commissione Europea ed è un risultato pressoché unico nella storia delle Associazioni ambientaliste. Di particolare interesse e a titolo d’esempio, si può prendere in considerazione la ZPS “Murgia Alta” il cui perimetro coincide in gran parte con l’IBA “Murge”, designata per la protezione per specie come il grillaio Falco naumanni, il lanario Falco biarmicus e l’occhione Burhinus oedicnemus.

Le ZSC sono siti designati ai sensi della Direttiva “Habitat” (92/43/CEE) ai fini della tutela degli habitat e delle specie contenuti nell’allegato I e II della Direttiva. Il percorso che deve essere intrapreso per la designazione delle ZSC è più complesso di quello previsto per le ZPS: le aree da designare come ZSC vengono prima proposte dagli Stati Membri alla Commissione Europea come Siti di Interesse Comunitario (pSIC), poi, una volta che la Commissione Europea avrà approvato la lista dei SIC, gli Stati Membri avranno l’obbligo di designarli come ZSC.

Allo stato attuale la rete Natura 2000 è, quindi, costituita da ZPS e pSIC. Dal momento che la proposta di SIC (in seguito ZSC) e la designazione di ZPS muovono da presupposti diversi, le due tipologie di sito possono risultare indipendenti o variamente sovrapposte. Ne risulta perciò una situazione eterogenea:
- SIC e ZPS indipendenti
- SIC e ZPS confinanti
- SIC e ZPS parzialmente sovrapposti
- SIC e ZPS coincidenti
- ZPS che includono uno o più SIC e viceversa.

Al momento ci si sta avviando verso il superamento di 10.000 IBA individuate in tutto il mondo, persino in Antartide e negli oceani.

LA RETE NATURA 2000 IN ITALIA - Anche le 172 aree (circa 5 milioni di ettari) individuate per l’Italia fanno parte di questo patrimonio (è possibile visitare il sito di BirdLife www.birdlife.org per rendersi conto della portata di questo progetto). Ad oggi in Italia sono state identificate 172 IBA che ricoprono una superficie terrestre complessiva di 4.936.907 ettari (circa il 16% del territorio nazionale). Le IBA rappresentano sostanzialmente tutte le tipologie ambientali del nostro paese. Attualmente circa il 67,4% dell’area complessiva occupata dalle IBA risulta designata come ZPS, mentre un ulteriore 20% è proposto anche come SIC. Tale percentuale, aggiornata all’ottobre 2006, è attualmente in aumento grazie all’opera di adeguamento della rete delle ZPS al sistema delle IBA, da parte di alcune Regioni. Un esempio recente è fornito da nuovi 35mila ettari designati ZPS dalla Regione Lombardia.

LA GESTIONE - La gestione dei siti Natura 2000 è disciplinata dall’articolo 6 della Direttiva Habitat che prevede l’applicazione di adeguate misure di conservazione atte ad evitare il degrado degli habitat naturali e degli habitat delle specie per i quali sono stati designati i siti, nonché la perturbazione delle specie (ove questa abbia conseguenze rilevanti). Tali misure possono essere regolamentari, amministrative o contrattuali e possono implicare piani di gestione specifici o integrati con altri strumenti di pianificazione vigenti. Tutti i piani e progetti non finalizzati alla gestione dei siti e che possono incidere significativamente su habitat e specie devono essere sottoposti, sempre in base all’articolo 6 della Direttiva Habitat, ad opportuna Valutazione di incidenza. La Direttiva specifica l’iter da seguire in questa procedura. 

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