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"Il randagismo ha un costo sociale e responsabilità acclarate"

Legambiente ricorda le sentenze della Cassazione sui danni connessi ad incidenti provocati da animali vaganti.

RandagismoRoma, 31 maggio 2015 - Con l'avvicinarsi delle vacanze estive si ripresenta un grave problema per gli automobilisti. Da sempre, la chiusura delle scuole coincide con il picco di abbandono degli animali domestici che, scaricati sulle strade, costituiscono un serio rischio alla sicurezza della viabilità. Secondo i dati a disposizione di Legambiente, oggi nello Stivale i «randagi» sono circa 150.000. Per la giurisprudenza è il gestore della strada che deve rifondere eventuali danni a persone o cose provocati dall'investimento di animali.
Un orientamento che è confermato da due recenti pronunciamenti, tornati appunto di attualità con l'acuirsi degli abbandoni. Lo scorso 12 febbraio, la Corte di Cassazione (sentenza numero 2741/15), ha stabilito la responsabilità  di un Comune (oltre che dell'Azienda sanitaria competente), per la caduta in città  di un centauro provocata da un randagio. Per un investimento avvenuto in autostrada, invece, la Terza Sezione Civile del Tribunale di Taranto (sentenza 8/2015), ha condannato la società  di gestione che non aveva provveduto a realizzare un'adeguata protezione delle corsie onde evitare la possibile invasione di animali. In passato, infatti, la Suprema Corte, ha enunciato che la responsabilità  è evitabile solo per «caso fortuito» (sentenza numero 11517/2013) ovvero se il gestore della strada dimostra di aver posto in essere tutte le cautele necessarie a scongiurare l'ingresso in carreggiata di animali.

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