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WWF - Il clima minaccia il popolo migratore

I cambiamenti del clima stanno portando verso l'estinzione numerose specie di uccelli, la denuncia da un report del WWF presentato oggi dal Summit Mondiale sul Clima di Nairobi

15/11/2006

Per numerose specie di uccelli si profila il rischio concreto dell'estinzione, e le cause riconducono tutte al fenomeno del riscaldamento globale: primavere precoci, siccità, impoverimento della pescosità dei mari, riduzione delle aree umide, della tundra e dei ghiacciai. Il nuovo Report del WWF Bird Species and Climate Change: The Global Status Report, prende in esame più di 200 ricerche pubblicate su autorevoli riviste scientifiche che hanno analizzato l’impatto del riscaldamento globale sulle specie di uccelli nel mondo, ed è stato presentato oggi al Summit del Clima di Nairobi.

Il fenomeno è tanto più preoccupante per il fatto che gli uccelli hanno sempre mostrato una grande capacità di adattamento ai diversi ambienti ed alla naturale variabilità presente nei sistemi naturali. L’improvvisa modifica dei delicati equilibri dinamici del sistema climatico, registrata negli ultimi decenni, non consente a molte specie di mettere in atto immediate strategie evolutive e di sopravvivenza. Se il riscaldamento globale eccederà i 2° C rispetto ai livelli preindustriali (attualmente siamo a + 0,8° C), il tasso di estinzione potrebbe essere del 38% in Europa e addirittura del 72% nell’Australia nord-orientale.

Le specie maggiormente a rischio includono numerosi uccelli migratori, specie montane, insulari, delle zone umide e marine, oltre a quelle delle regioni artiche e antartiche. Il fenomeno non risparmia alcuna regione del mondo con alcune popolazioni che si sono ridotte anche del 90% ed altre ormai che incontrano serie difficoltà per la riproduzione. In Africa, per esempio, a causa delle gravi siccità sono a rischio la coloratissima Upupa e l'Aquila rapace, in nord Europa l’Uria comune non trova più i pesci per nutrirsi a causa del riscaldamento dei mari. Il Pulcinella dai ciuffi perde la sua capacità riproduttiva in Canada, mentre il Pinguino delle Galapagos non trova cibo a sufficienza a causa dell’enfatizzarsi dei fenomeni climatici come il Niño. I 3.000 esemplari di Gru siberiane che ancora sopravvivono vedono il progressivo restringersi della tundra, loro habitat naturale, e lo stesso accade al Pinguino imperatore dell’Antartico (reso celebre dal film La marcia dei pinguini), dove il prolungamento del periodo caldo ha causato un assottigliamento dei ghiacci e quindi significative difficoltà per il suo ciclo vitale. Anche le nevi di alta quota delle Alpi, sempre più ridotte in estensione, stanno perdendo la Pernice bianca, una specie che risente fortemente della riduzione delle aree innevate sia in Italia come nel nord Europa, dove frequenta zone di tundra.

“Gli uccelli sono sempre stati indicatori fondamentali dei cambiamenti ambientali, quasi una sorta di “termometro” dello stato ambientale del pianeta - sostiene Gianfranco Bologna, direttore scientifico del WWF Italia -. Questo rapporto conferma che essi costituiscono un vero e proprio campanello d’allarme rispetto ai cambiamenti climatici, che stanno influenzando il loro comportamento. E’ facile osservare, per esempio, che numerose specie non compiono più i loro spostamenti migratori e che le modificazioni climatiche, avendo importanti ripercussioni sulla dinamica naturale degli ecosistemi renda gli uccelli completamente disorientati”. Nelle regioni mediterranee, si legge nel rapporto, se la temperatura aumenterà tra gli 1,5° C e 4,2° C, potrebbero andare completamente perdute - entro il 2080 - le zone umide costiere, fondamentali per le popolazioni migratorie.

E’ necessario produrre una rapida e significativa riduzione delle emissioni di gas serra se si vuole scongiurare uno scenario di questo tipo: il Summit sul Clima, in corso a Nairobi, deve urgentemente avviare la nuova trattativa per la seconda fase di Kyoto prevista per il dopo 2012 con percentuali di riduzione delle emissioni molto più significative delle attuali. Inoltre è importante rivedere le modalità degli interventi di conservazione e tutela, basati sulla protezione di specifiche aree ad elevata biodiversità, perché i cambiamenti del clima spingeranno gli uccelli in zone non protette. Diventerà pertanto fondamentale agire con iniziative di conservazione su aree vaste, realizzando importanti interventi di ripristino ambientale, di riconnessione di territori, di concretizzazione di vere e proprie “reti ecologiche” che meglio possono garantire la sopravvivenza delle popolazioni selvatiche. E' questo un motivo importante della strategia del WWF che opera sulle grandi ecoregioni, le 238 ampie aree del pianeta, ricche di biodiversità, in cui è possibile ancora frenare gli effetti del cambiamento globale indotto dalla specie umana.

www.wwf.it