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Animalisti Italiani - No alla moda della pelliccia!

La pelliccia continua ad insanguinare le passerelle dell’Alta Moda

22/01/2007

La pelliccia continua ad insanguinare le passerelle dell’Alta Moda riproposta ancora una volta nelle sfilate autunno-inverno 2007 - 2008 da stilisti come Dolce e Gabbana, Fendi, Prada, Valentino, Gucci, Navarra, Bikkembergs, Ravizza e tanti altri. Numerose le creazioni in cui si è fatto uso di pelo di ogni tipo di animale per rifinire colli e polsini, cappelli e colbacchi, stivali e persino l’I-Pod, rinominato per l’occasione I-Fur!

“E’ triste dover costatare, inoltre, che quest’anno molte persone hanno voluto sfoggiare pellicce e abiti rifiniti di pelo molto probabilmente non solo di volpe, visone, ermellino, cincillà o lapin ma anche di cani e gatti” – dichiara Daniela Britti, responsabile campagna contro le pellicce degli Animalisti Italiani ONLUS - “Non possiamo credere che gli italiani non abbiano la coscienza di chiedersi da dove vengano i bordi dei colli dei loro cappotti o le rifiniture dei loro stivali. Forse, alcune persone ancora non hanno capito come vive e come viene barbaramente ucciso un animale da pelliccia per essere indossato?

Forse ancora non sono chiare le allucinanti condizioni di vita degli animali da pelliccia negli allevamenti e gli ancor più orribili metodi di uccisione? Uccisi all’età di 7 - 8 mesi mediante elettrocuzione anale e vaginale con scosse elettriche di circa 200 volt o mediante rottura delle ossa cervicali, asfissiati con gas tossici o soffocati con il monossido di carbonio, tetracloruro/biossido di carbonio, anidride carbonica e ancora attraverso lo sparo di un chiodo nel cervello seguito da dissanguamento o iniezioni di stricnina.

Molti capi contengono pelliccia importata da paesi esteri e una buona percentuale proviene dalla Cina dove gli animali da pelliccia vengono del tutto scuoiati vivi! Storditi con colpi ripetuti alla testa o sbattuti per terra vengono scuoiati con un coltello partendo dalla parte posteriore della pancia mentre l'animale è rivolto in su appeso a un gancio per le zampe. Un numero significativo di animali rimane completamente cosciente durante questo processo.

La Cina è uno dei più grandi esportatori di pellicce nel resto del mondo. I maggiori acquirenti, oltre ad Usa, Russia, Corea e Giappone sono proprio l’Europa e l’Italia. Purtroppo, ad oggi, nonostante il divieto di importazione e vendita di pellicce di cani e gatti provenienti dalla Cina imposto dal nostro Governo con la legge 189 del 20 luglio 2004, non esiste l’obbligo di etichettatura per alcuni capi di abbigliamento e per questo motivo molte pellicce cinesi finiscono anche sul mercato italiano. Migliaia di firme sono state raccolte per richiedere l’introduzione dell’obbligo di etichettatura per tutti i capi di abbigliamento contenenti pelliccia ma tuttora le indicazioni sugli abiti non sono chiare tanto che molte persone non sanno di aver acquistato un capo di vero pelo.

Per questo gli Animalisti Italiani chiedono al Governo un maggior impegno nell’emanazione di una legge che preveda l’applicazione sui capi di abbigliamento contenenti pelliccia, di etichette con la specificazione della provenienza, del tipo di animale utilizzato e del metodo di uccisione e invitano i cittadini a firmare la petizione scaricabile dal nostro sito web www.animalisti.it per richiedere l’introduzione dell’obbligo di etichettatura.