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Enpa - I gatti dell'ospedale San Carlo a Milano

I gatti non creano problemi sanitari, giù le zampe dalla colonia felina

10/01/2007

In riferimento a quanto pubblicato e diffuso dai media in merito al sopralluogo dei Nas presso l’Ospedale San Carlo di Milano ed al problema della presenza di una colonia di gatti randagi sul luogo, Ermanno Giudici, presidente della sezione Enpa di Milano, desidera puntualizzare che la presenza della colonia di gatti randagi all’Ospedale San Carlo, così come nella stragrande maggioranza dei complessi ospedalieri milanesi e italiani, è un fatto che non desta alcun tipo di stupore. In ogni complesso urbano che come gli ospedali offre spazi di rifugio e disponibilità di cibo (donato spontaneamente dalle persone e/o derivante dagli avanzi delle mense e dei bar) si trovano colonie più o meno numerose di gatti randagi.
Non si tratta quindi di una presenza aliena o misteriosa, ma di un problema che oggi non esisterebbe se fosse stato affrontato con le dovute risorse. La legge italiana da quindici anni (Legge 281 del 1991) obbliga la pubblica amministrazione, ed in particolare le Asl, ad occuparsi della gestione delle colonie feline, controllandone lo stato di salute e sottoponendo tutti gli animali alla sterilizzazione per controllare le nascite. Dal 1991 ad oggi si è però assistito a due fenomeni differenti. Da un lato i servizi veterinari delle Asl che, privi di risorse umane e strumentali adeguate, sono intervenuti con il controllo e la sterilizzazione dei randagi dove e quando possibile ma in un modo complessivamente inefficace, se si considerano le dimensioni molto vaste del problema in una città come Milano che conta più di mille colonie di gatti.
Dall’altro lato, le associazioni protezionistiche, che hanno in parte collaborato a questi interventi ma che, nella maggioranza dei casi, hanno completamente surrogato, come da decenni Enpa fa a Milano, l’intervento della pubblica amministrazione, accollandosi costi ed oneri per la sterilizzazione e la cura di migliaia di animali. A ulteriore prova della disattenzione su questo tema, basti pensare che la legge del 1991 dava tempo sei mesi alle regioni per adottare normative di recepimento proprie: in Lombardia questa legge è nata nel 2006 e non sono ancora pronti i regolamenti attuativi.
La presenza di gatti randagi non è di per sé motivo o causa di un inconveniente igienico. L’affermazione secondo cui i gatti non vaccinati possono trasmettere agli uomini malattie serie è, dal punto di vista veterinario, una pura sciocchezza, stante che i piani vaccinali a cui i gatti sono normalmente sottoposti sono volti alla prevenzione di patologie infettive per gli animali e non per gli uomini. Dove gli animali sono curati, seguiti e soprattutto sterilizzati si determinano delle forme normalissime di convivenza tra animali e persone che non creano alcun tipo di inconveniente igienico. Non si tratta di casi isolati: sono decine e decine le esperienze positive in questo senso a Milano, anche in complessi grandi e articolati come gli ospedali.
Inutile quindi creare barricate o posizioni opposte tra chi vuole tutelare gli animali e chi ha a cuore la salute delle persone e l’igiene dei luoghi, perché questa è la linea che produce come risultato il lento peggioramento della situazione. Le due esigenze vanno inevitabilmente di pari passo: se i luoghi sono puliti e gli animali controllati, non sussistono rischi per la salute né degli animali né delle persone. Se i luoghi sono abbandonati e gli animali sono incontrollati, nutriti ad avanzi e scacciati, il loro numero comunque aumenterà e l’igiene ambientale rischierà di essere compromessa.
Nessuna caccia all’untore, questo chiede Enpa, e nessuna proposta totalitaria di allontanamento di massa dei gatti che è un intervento complesso, totalmente inefficace e per questo assolutamente stupido. Non servono bacchette magiche o consulenze specialistiche per la risoluzione di questi problemi. Così come per controllare i mozziconi per terra negli ospedali servono vigilanza e ramazza, ossia niente di più di quanto la legge già prevede, per controllare la presenza dei gatti serve solo volerlo fare realmente. Ed un pizzico di tolleranza, che non guasta mai. 

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