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LAC - Richiami vivi a scopo venatorio

Una bacchettata alla regione Lombardia dalla Corte Costituzionale

 

28/12/2006

La Consulta boccia un illegittimo codicillo del Pirellone che aggirava le norme statali sui controlli in materia di smercio degli uccelli di cattura impiegati nella caccia da appostamento.
Ancora una volta la Regione Lombardia è stata richiamata al rispetto delle norme, statali e comunitarie, in materia venatoria.
La Corte Costituzionale, con sentenza n. 441 depositata il 22 dicembre 2006 (in corso di pubblicazione in Gazzetta Ufficiale), annulla la norma regionale lombarda (dell'art. 26, ultimo comma, della legge della Regione Lombardia del 16 agosto 1993, n. 26 ) che prevede la detenzione dei richiami vivi senza anello identificativo della provenienza, impiegati per attirare le prede da abbattere durante la caccia da appostamento agli uccelli migratori.
La violazione della legge venatoria statale 157/92 , che tra l'altro prevede l'identificazione con anellino inamovibile dei richiami vivi allevati o catturati in natura in impianti autorizzati, era stata dibattuta al TAR di Milano che , su ricorso della Lega Abolizione Caccia e del WWF, aveva rimesso gli atti alla Corte Costituzionale nel 2004.
La disapplicazione delle norme statali da parte della Regione Lombardia - di fatto- consentiva a commercianti e cacciatori senza scrupoli di acquistare, vendere e detenere uccelli selvatici da impiegare a scopo venatorio come richiami vivi, senza che il prescritto anellino apposto negli allevamenti dopo la nascita dell'esemplare, o nei centri di cattura per gli esemplari selvatici, comprovasse la legittima provenienza degli esemplari, al di là della documentazione cartacea, facile da contraffare e di nessuna deterrenza rispetto all'uccellagione illegale a scopo di lucro.
Una pacchia per uccellatori di frodo e improvvisati commercianti/evasori che hanno fatto i soldi derubando il patrimonio dello Stato, per incrementare il mercato nero dei richiami detenuti in gabbiette e utilizzati negli appostameneti fissi e temporanei durante le cacce all'avifauna "di passo".
Ricordiamo che in Lombardia sono attivi circa 16.000 cacciatori da appostamento fisso .Calcolando che ogni cacciatore possiede almeno 30 richiami di cattura, si ottiene una stima di circa 480.000 uccelli, senza considerare gli uccelli da allevamento e gli appostamenti temporanei (smantellati a fine giornata venatoria).
Una richiesta considerevole di uccelli selvatici di cattura (venduti a decine o centinaia di euro l'uno per gli esemplari con migliori doti "canore") che in assenza di efficaci controlli alimenta traffici illeciti.
Come spiegare la costanza della Regione Lombardia nell’approvare norme in materia venatoria che vengono sistematicamente dichiarate non conformi a quelle statali e comunitarie, se non a un totale asservimento alla minoritaria lobby dei cacciatori ?
Dopo il pronunciamento della Corte Costituzionale, va nuovamente posto l’accento sulla sproporzione di energie, tempo e denaro che gli amministratori della Lombardia dispiegano per assecondare le richieste dei cacciatori rispetto a quelle impiegate per questioni molto più stringenti.

www.abolizionecaccia.it