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OIPA - Il randagismo in Grecia: una piaga sociale

Una nuova campagna

03/02/2007

Paura, solitudine, mancanza di cibo e morte sono le parole usate per indicare come vivono i randagi in Grecia, espressioni viventi di questi vocaboli.
L’avvelenamento di cani e gatti, randagi o di proprietà, è diffuso attraverso tutta la Grecia ed avviene su base regolare. Le persone responsabili della diffusione dei bocconi avvelenati sono raramente colte sul fatto e solitamente i corpi delle loro vittime vengono raccolti dagli spazzini nelle prime ore del mattino. L’avvelenamento è spesso scusato come un necessario ed economico mezzo di pulizia del gran numero di cani e gatti randagi che sono spesso visti come dei problemi: alcune persone temono che possano diffondere malattie, altri li considerano una seccatura, un fastidio di cui liberarsi, specialmente quando il loro numero aumenta.
La Grecia afferma orgogliosamente che non viene praticata l’eutanasia ma ironicamente l’avvelenamento di massa è la forma barbarica utilizzata per il controllo della popolazione dei randagi e la morte si muove tra di loro, lenta ed agonizzante.
Molte persone sembrano vedere l’avvelenamento come un “fatto della vita”. Il veleno usato può essere di vario tipo, dalla stricnina, veleno per i topi, all’insetticida o erbicida. Anno dopo anno i cani vengono regolarmente avvelenati e la loro morte è lenta e atroce.
Esistono pessimi rifugi municipali dove i randagi sono intrappolati in una miseria perpetua fatta di malattia e mancanza di cibo e ciò fa sì che i cuccioli siano vittime di cannibalismo da parte di animali adulti che lottano per la sopravvivenza.
La sterilizzazione non è molto comune tra i proprietari di animali domestici, è vista come un intervento negativo nella natura propria dell’animale. In molti rifiutano di assumersi la responsabilità dei cuccioli dei propri cani e gatti, i quali vengono regolarmente abbandonati lungo le strade, nei parchi o nei contenitori per i rifiuti.
La lunghezza media della vita di un animale randagio in Grecia è meno di 2 anni, molti di loro muoiono durante i freddi mesi invernali. Per nutrirsi durante l’estate i randagi dipendono dal turismo, devono provvedere a sé stessi non sapendo da dove arriverà il pasto successivo: un boccone avvelenato potrà essere l’ultimo, se non vengono uccisi prima da un proiettile, investiti da un’auto o impiccati.
Ogni anno milioni di turisti da tutto il mondo visitano la Grecia e molti restano impressionati alla vista di questi animali sofferenti. Molte persone sono amichevoli e danno da mangiare ai randagi che spesso sono amorevoli e aspettano solo di “appartenere” a qualcuno che voglia adottarli e offrire una casa, ma i fortunati purtroppo sono sempre pochissimi.
Il dilagante problema degli avvelenamenti non è riconosciuto come un problema ufficiale.
Poche segnalazioni vengono fatte alla Polizia e malgrado la collera e il dolore, alquanto cinica è la risposta dei proprietari che perdono un animale per avvelenamento e ciò denota mancanza di fiducia nel sistema giudiziario.
Sembra che l’avvelenamento rimarrà a lungo un mezzo accettabile nella cultura della Grecia, almeno fino a quando le autorità mostreranno totale indifferenza verso il problema.
In Grecia ci sono leggi a protezione degli animali, ma in generale non vengono fatte rispettare. L’Articolo 2 della Legge 1197 vigente in Grecia dichiara: "Chiunque uccida, molesta, o maltratta gli animali protetti dalla presente legislazione, o li abbandona, è punibile in base all’art. 8 del presente codice penale”.
Il Governo scrive comunicati stampa in cui nega le accuse di massacri e l’abuso sugli animali.
Le indagini svolte dal WAG (Welfare for Animals Global) di New York, nel corso degli anni hanno dimostrato chiaramente la campagna interna di pulizia dei randagi sulle strade.
Durante il lavoro di scrupolosa documentazione e soccorso svolto ormai da molti anni dal WAG in Grecia, sono stati testimoniati moltissimi casi di animali malati e feriti, anche cuccioli, tutti vittime di abusi, gettati in discariche per i rifiuti in varie zone del Paese, tra le quali quella vicino a Loutraki, ad 80 km da Atene.
Nei rapporti all’OIPA su quello che avviene in Grecia, Marijo Anne Gillis, Presidente e fondatrice del WAG, racconta che nel corso degli anni di permanenza in Grecia, aveva incontri giornalieri con animalisti e conferenze con membri di associazioni di tutto il Paese, persone scrupolose che si prendono cura degli animali vittime dei maltrattamenti.
Tristemente queste persone che cercano di difendere gli innocenti e dar voce al silenzio, vengono ridicolizzate, intimidite, diffamate e minacciate da parte sia dei cittadini, che degli ufficiali governativi. Perfino la stampa, in un paio di occasioni, aveva deriso la compassione mostrata dalle persone verso i randagi.
Il WAG ha creato un video documentario di 5 minuti intitolato “The Glory of Greece” in cui vengono mostrati tutti i maltrattamenti a cui sono sottoposti gli animali, le condizioni di vita dei randagi e le relative fotografie sono state ampiamente diffuse sia in America che in Europa al fine di far conoscere quello che avviene.
Gli animali non possono chiedere giustizia, ma i media e le persone lo possono fare, anche semplicemente svelando e raccontando la triste verità.

Paola Ghidotti, OIPA International Campaigns Director

www.oipaitalia.com